Biocarburanti

Il carburante “riciclato”.

I biofuel sono una scoperta molto recente nel panorama dei carburanti alternativi. Se ne parla molto spesso ma molte volte con confusione riguardo la loro produzione e la loro suddivisione. Vediamo quindi le differenze di produzione tra i carburanti fossili e i carburanti bio e le varie tipologie di biofuel.

Produzione del carburante fossile – Il carburante fossile è ottenuto mediante estrazione e lavorazione di materie non rinnovabili, dette “fossili”. Il carburante fossile per eccellenza è il petrolio, dal quale derivano benzina, diesel, carburante per aerei e il bitume per le strade. La sua lavorazione avviene tra la fornace e una colonna di distillazione, dove a seconda della temperatura del petrolio, si avranno diversi prodotti. Vi sono varie metodologie di lavorazione, in particolare è qui illustrata la metodologia “topping”.

Produzione del carburante bio – Il biocarburante, invece, non usa alcuna risorsa fossile bensì risorse rinnovabili di tipo agricolo. La sua lavorazione, quindi, parte dagli scarti agricoli oppure dai rifiuti urbani che assumono, quindi, il nome di “biomasse”. Le biomasse, per poter essere trasformate in biofuel, devono subire un processo di fermentazione, se utilizzate le cellule, oppure, nel caso si utilizzino gli enzimi, di biotrasformazione. Tutto ciò avviene in una raffineria simile a quella dei carburanti fossili, che viene chiamata “bioraffineria”, i cui prodotti sono elencati di seguito.

Tipologie di Biocarburante – I bio carburanti sono:

  • Biogas
  • Biodiesel
  • Bioetanolo
  • Biobutanolo

Biogas: detto anche biometano, viene prodotto a partire dalle biomasse, quali scarti industriali, domestici e quelli di lavorazioni agricole. Può essere immesso nella rete e quindi essere utilizzato per riscaldare le abitazioni oppure può essere utilizzato per alimentare i motori dei veicoli, quindi al posto del metano estratto dal suolo;

Bioetanolo: utilizzato come additivo della benzina, può essere usato solo da veicoli specificatamente predisposti. Per la produzione si usano canna da zucchero o mais ma, negli ultimi periodi, anche sorgo da fibra o canna comune, entrambe dotate di lignocellulosa e non adatti al consumo da parte dell’uomo;

Biobutanolo: Simile al bioetanolo, è dotato di grande potere energetico e viene prodotto da biomasse di prima o seconda generazione. La pericolosità risiede nella sua elevata tossicità in presenza di alte concentrazioni;

Biodiesel: il candidato a sostituire il diesel come fonte di energia per i motori. Può essere usato in tutti i motori diesel, non richiedendo quindi particolari trasformazioni o predisposizioni. Si distinguono tre generazioni di biodiesel:

  • Prima generazione: oli vegetali, HVO
  • Seconda generazione: oli di scarto o derivati da lavorazioni di legno, oltre a piante in grado di crescere su terreni non coltivabili;
  • Terza generazione: microalghe, che richiedono acqua, luce, anidride carbonica e temperatura tra 20° e i 30°.

Vantaggi – I vantaggi sono molteplici, uno dei quali è il loro basso inquinamento, sia in fase di produzione che in fase di utilizzo. Inoltre sono in grado di ridurre le emissioni di gas serra fino al 65%, in quanto provenienti da fonti rinnovabili.

Svantaggi – Tra gli svantaggi, invece, si notano gli elevati costi di produzione e l’elevato uso dell’acqua, riducendo quindi l’accesso a questa risorsa fondamentale per l’uomo. Inoltre vi è l’uso di fertilizzanti, necessari per aumentare la velocità di crescita delle piante, che contengono fosforo e azoto, elementi dannosi per la nostra salute.